lunedì 29 marzo 2010
ALZHEIMER, 17 APRILE TERZA GIORNATA PER LA PREVENZIONE
Senso di vita e nuovi propositi preservano da declino cognitivo
I ricercatori del Rush University Medical Center, già famoso per avere reso disponibile su web un applicativo di assessment personalizzato della salute (myrushhealthadvisor.com), hanno valutato all'inizio dello studio scopi e progetti di un campione di più di 900 anziani sani residenti nell'area metropolitana di Chicago (Rush Memory and ging Project) e, annualmente per 7 anni consecutivi, le condizioni cliniche dettagliate dei soggetti e il loro profilo cognitivo (memoria episodica, memoria semantica, memoria di lavoro, velocità di elaborazione delle informazioni, abilità visuospaziali ecc.) con una batteria di 21 test neuropsicologici, al fine di rilevarne i cambiamenti nel tempo e registrare l'incidenza del declino cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment o MCI) e dell'Alzheimer (AD).
Il "purpose in life" è un costrutto psicologico che si riferisce alla tendenza a trovare senso nelle esperienze di vita e possedere intenzionalità e orientamento agli obiettivi nell'ambito del proprio comportamento. Per "misurare" il costrutto i ricercatori americani hanno utilizzato una scala a 10 item derivata dalle Ryff’s Scales of Psychological Well - Being.
Risultato: dei 951 partecipanti, 155 hanno sviluppato Alzheimer (16,3%); in un modello di rischio aggiustato per età, sesso ed educazione, maggiori progetti e scopi di vita sono risultati associati a una sostanziale riduzione del rischio di sviluppare Alzheimer.
"Una persona con elevato punteggio alla scala purpose in life (4,2 punti, pari al 90° percentile) ha una probabilità 2,4 volte maggiore di restare libero dall' Alzheimer rispetto a una persona con basso punteggio (3 punti, pari al 10° percentile)", spiegano i ricercatori di Chicago.
"Va tenuto presente che questa associazione è risultata indipendente dallo stato psicologico e relazionale della persona, come sintomi di depressione, nevrosi, entità della rete sociale, ma anche dalle condizioni mediche croniche", precisano gli americani.
Risultati analoghi sono stati riscontrati nello studio rispetto all'MCI e al tasso di declino cognitivo medio.
Il ruolo immunitario della proteina beta amiloide
La proteina beta amiloide (A-beta), il principale costituente delle placche che si trovano nel cervello dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer, potrebbe rappresentare una parte della prima linea di difesa dell’organismo nei confronti degli agenti infettivi. In un articolo apparso sulla rivista online ad accesso libero PLoS One, un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) dimostra che tale proteina è un peptide antimicrobico che fa parte del sistema immunitario."Per anni si è ritenuto che l’A-beta fosse solo uno scarto metabolico del cervello, ma i nuovi dati suggeriscono che si tratta di una normale componente del sistema immunitario”, ha commentato Rudolph Tanzi, direttore della Genetics and Aging Unit del MassGeneral Institute for Neurodegenerative Disease (MGH-MIND) e coautore senior dello studio. “È come se i fattori che innescano l’iperattività del sistema immunitario innato, non solo le infezioni ma anche gli eventi traumatici che colpiscono il cervello e che sono già noti per la loro capacità di incrementare il rischio di Alzheimer, potessero causare un’eccessiva deposizione di A-beta.”Com’è noto, l’A-beta è tossica per i neuroni, e il suo accumulo in forma di placche nel cervello dei pazienti colpiti da Alzheimer può portare alla neuro degenerazione che caratterizza la patologia.La proteina si origina quando una più grande molecola genitrice chiamata proteina precursore della beta amiloide viene scissa da specifici enzimi. Da questo processo si possono generare diversi tipi di A-beta: i più comuni sono le forme note come A-beta 40 e A-beta 42, che con maggiore probabilità si aggregano a formare le placche tossiche.In quest’ultimo studio, i ricercatori sono partiti dalla constatazione di numerose somiglianze fisiche, chimiche e biologiche tra l’A-beta e i peptidi antimicrobici, tra cui in particolare una proteina umana denominata LL-37. Si è così proceduto a verificare l’attività antimicrobica della LL-37 e di versioni sintetiche di A-beta 40 e di A-beta 42 nei confronti di un’ampia gamma di patogeni: i risultati hanno dimostrato che l’A-beta è in grado di inibire la crescita di otto dei 15 organismi testati. Contro sette di questi – tra cui il lievito Candida albicans, alcune forme dei batteri Listeria, Staphylococcus e Streptococcus – l’A-beta è risultata non meno attiva della LL-37. Per sei di essi, infine, l’A-beta 42 è risultata più potente dell’A-beta 40.I ricercatori perciò ipotizzano che l’attivazione cronica del sistema immunitario innato in risposta sia a un’infezione momentanea sia a una persistente del sistema nervoso centrale possa portare a un’eccessiva produzione di A-beta e al suo conseguente accumulo.
Morbo di Alzheimer: nuova ipotesi genetica spiega la maggiore incidenza nelle donne
La variante genetica che sarebbe coinvolta nella malattia fa parte del gene PCDH11X, capace di controllare la protocaderina, una particolare proteina che se danneggiata non darebbe più la possibilità alle cellule nervose di interconnettersi fra di esse.
Sbagliata dunque l’ipotesi secondo la quale la donna andava incontro all’Alzheimer perché da sempre gode di una vita media più lunga rispetto all’uomo; propendendo invece per questa ipotesi genetica il segreto della maggiore incidenza della malattia nel sesso “debole” risiederebbe nel cromosoma X, che, come sappiamo, è posseduto in forma doppia nella donna che dunque sarebbe maggiormente esposta alla malattia rispetto all’uomo.
Quando la variazione genetica si limita ad un solo cromosoma X della donna, il rischio di insorgenza della malattia di Alzheimer si equivale con quello dell’uomo. Insomma, ci troviamo di fronte ad un’ipotesi molto importante ai fini dell’insorgenza della grave patologia, per lo meno è la prima volta che si attribuisce tanta importanza all’ipotesi genetica del Morbo di Alzheimer nei due sessi, fermo il fatto, tuttavia, che il fattore età resta sempre una variante molto importante da considerare sempre.
mercoledì 24 marzo 2010
Salute: Alzheimer, Diagnosi Precoce Grazie Al Test ''Preciso'' Al 96%
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venerdì 19 marzo 2010
ALZHEIMER: NOTIZIE GENERALI, STORICHE, PATOGENESI E TERAPIE
domenica 14 marzo 2010
martedì 9 marzo 2010
giovedì 4 marzo 2010
QUELLI CHE...
La nostra Associazione ha aperto su FACEBOOK il gruppo: QUELLI CHE... L'Alzheimer è un silenzio che urla nella mente!
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MEMORIA STORICA DELL'ASSOCIAZIONE
Per poter iniziare una collaborazione con le Istituzioni Pubbliche e con la città stessa decidiamo di organizzare un Convegno. Con il Patrocinio di Regione Toscana, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Azienda USL 6- Zona Livornese, Ordine dei Medici Livorno, l’Associazione Italiana Malattia Alzheimer organizza un Convegno a Livorno presso l’Auditorium della Camera di Commercio, Piazza del Municipio,48 sul tema “La malattia di ALZHEIMER, aspetti epidemiologici, clinici e socioassistenziali” il giorno 29 Febbraio 1996 alle ore 15. Convegno ben organizzato, molto pubblico, molte Relazioni molto importanti dal punto di vista scientifico e sociale. Relatori importanti e tra questi addirittura il Prof. Luigi Amaducci. Tutti i relatori di alto livello. Dr.ssa M.Grazia Rastelli, Direttore Sanitario Azienda USL6, Presidente prima parte del Convegno, Dr. Giuseppe Marcacci. Dr.ssa Laura Bracco, Prof. Luciano Vizzoni, Primario Pediatria Ospedale di Livorno, Presidente seconda parte del Convegno, Marco Filippi, assessore Sicurezza Sociale Comune di Livorno,Dr. Manlio Matera Presidente A.I.. di Firenze, Carlo Melani Presidente IV° Commissione Permanente del Consiglio Regionale della Toscana, Dr. Vincenzo Pastore, Responsabile di Zona e del Dipartimento di Salute Mentale USL6, Dr.ssa Odette Volpi Società Volontaria di Soccorso S.V.S. Anno 1996 inizia il primo Corso di Formazione per Volontari in tema di Assistenza ai pazienti con malattia di Alzheimer. Molti i Convegni con lo scopo di informare la cittadinanza sul problema Alzheimer.Molte le manifestazioni culturali e musicali finalizzate alla solidarietà. L’11 giugno 1999 a Milano all’Assemblea Nazionale dei soci AIMA fu pronunciato voto contrario al nuovo Statuto AIMA dallo scrivente e da Luigi Scotto, a cui seguì l’uscita senza appello dell’AIMA di Livorno dall’Organizzazione AIMA Nazionale. Purtroppo furono chiusi anche i rapporti personali. L’espulsione fu un atto negativo, perché chiuse ogni forma di collaborazione sui difficili problemi posti dalla malattia. Comunque, nonostante l’inconciliabilità delle opinioni sul nuovo Statuto e sul silenzio che dura da dieci anni voglio dare atto pubblicamente dell’importanza del sostegno che ci veniva dato dalla Presidente dell’AIMA di Milano, dott.ssa Patrizia Spadin, per la realizzazione della nostra Associazione a Livorno e in provincia. Molto importante per me fu l’esperienza culturale e sociale di un territorio già in avanti sul problema. E ottimi e solidali erano i rapporti personali basati sulla spontaneità e sul reciproco rispetto. Abbiamo comunque continuato il nostro impegno con modalità diverse sempre con lo scopo di garantire ai malati e alle famiglie una buona e significativa qualità della vita. E il 29 novembre 2000 davanti al dottor Valerio Vignoli, notaio in Livorno fu costituita una denominata “Associazione Malattia di Alzheimer – in sigla “A.M.A. Onlus – Provincia di Livorno”. Soci fondatori i Sigg. Marcacci dr. Giuseppe, Vizzoni prof. Luciano, Lasi Marcello, Druda Gabriella, Guercio Lidia, Scotto Luigi, Berti Giampaolo, Parigi Oriana, Dalena Angela, Donti Guido, Mini Aldo, Monticelli Enrica, Pannocchia Luciano, Greco Umberto. Dall’anno 2000 più intenso l’impegno e più importante la svolta. Si parla del concreto,non del possibile. Si realizza il Centro Diurno “ Alba Bruna Martini “ in una palazzine di Villa Serena per 15 persone malate di Alzheimer. Otteniamo importanti interventi economici dalla Regione Toscana, l’ADI dedicata per malati di Alzheimer, intervento assistenziale a domicilio gestito dal Comunità Impegno, Società Cooperativa Sociale di Livorno, un Nucleo nella RSA di Coteto per 14 persone con malattia di Alzheimer, una Sezione Alzheimer, poi definita per malattie neurodegenerative presso l’ U.O. di Neurologia del Presidio Ospedaliero di Livorno, trasfita in seguito presso la RSA di Coteto. Altrettanto abbiamo chiesto nella Zona Val di Cornia. Oggi funziona l’ADI dedicata all’Alzheimer, uno spazio come Centro Diurno nella RSA di Piombino. Sempre a Piombino è stata attiva una sezione della nostra associazione fin dal 1996 in Via S.Francesco e poi in Piazza della Costituzione nei primi anni del 2000. Poiché il canone di affitto era per noi molto alto, abbiamo dovuto rinunciare ad una sede ed venuto a mancare, di conseguenza, anche un rapporto con i cittadini. Attualmente abbiamo un piccolo spazio in coabitazione con altre associazioni per due ore una volta la settimana nella sede, ora ex, della Direzione USL 6 di Piombino. Continua tuttora il rapporto di collaborazione tra l’AMA e l’Azienda USL6. Negli ultimi mesi abbiamo affrontato con altre associazioni di volontariato insieme alla Dr.ssa Pagliacci e ai rappresentanti dei medici di medicina generale i problemi delle persone anziane difficoltà a causa della non autosufficienza. Ci piace ricordare tra le tante attività messe in atto per far conoscere il problema Alzheimer l’esperienza teatrale. Dopo un primo spettacolo nel mese di luglio 2004 per valutarne l’impatto con il pubblico, risultato efficace, nei giorni 6-7/13-14 dicembre 2004 viene presentato lo spettacolo con il titolo “Prova compromessa “. Molto successo e voglia di continuare l’esperienza. L’impegno sarà ripreso nel prossimo 2010 preceduto da due eventi significativi di un nuovo, particolare impegno culturale. Non si deve sopravvivere. Dobbiamo cambiare la marcia con determinazione per poter gettare con convinzione lo sguardo oltre il futuro. Una sfida coraggiosa, ma necessaria, per dare speranza a tutta quella umanità che vive inascoltata nella sofferenza. Il Presidente Marcello Lasi